CINEMA – Civil War il film che racconta gli Stati Uniti in guerra contro se stessi

Civil War il film di Alex Garland

CIVIL WAR, il film di Alex Garland, tratta di un’America nuovamente in guerra contro se stessa. Una seconda guerra civile che vede contrapposte le forze lealiste al potere costituito e quelle “ribelli”, che cercano di rovesciare un’amministrazione ed un Presidente al suo terzo mandato.

La pellicola mette a nudo l’angoscioso affresco delle contraddizioni e dei problemi irrisolti degli Stati Uniti d’America, di una nazione esposta ad una serie di minacce “sopite”, potenzialmente in grado di trascinare realmente il “paese delle opportunità” in una nuova guerra civile.

Nel film di Garland l’opera di fantasia non vuole rappresentare un’ipotetica storia da disaster movie e non è certo un film d’azione in stile “Attacco al Potere”, pellicola del 2013 diretta da Antoine Fuqua, che descrive l’ipotetico attacco alla casa Casa Bianca e la conseguente caduta del potere politico degli Stati Uniti, provocato da mercenari al soldo di una potenza straniera.
In Civil War la storia non è poi così lontana da quanto potrebbe realmente accadere.

Assalto a Capitol Hill

Se ripensiamo al 6 gennaio del 2021, la “rivolta” di migliaia di manifestanti pro Trump è culminata con l’assalto a Capitol Hill, sede del Congresso.
La pellicola descrive proprio la ribellione di parte della popolazione e dell’esercito USA nei confronti dell’establishment e della figura del comandante in capo. Il Presidente degli Stati Uniti è la figura più importante del paese, non soltanto dal punto di vista istituzionale, ma anche per qual che rappresenta per i cittadini americani.

Il genere è drammatico, anche se non manca l’azione, che fa da sfondo alla tragedia vissuta dai protagonisti, cittadini americani coinvolti in prima persona nel ruolo di giornalisti in viaggio attraverso gli stati di un paese in guerra. Una guerra che non è più un evento lontano, descritto dai media ed a cui gli americani guardano come notizie dal mondo, bensì un conflitto armato sul suolo americano, che nell’immaginario collettivo di tutte le persone del mondo è del tutto inconcepibile.
Lo spettatore non deve quindi aspettarsi un film in cui l’azione è fine a se stessa con sparatorie, combattimenti, esplosioni, che pure ci sono. Nell’idea del regista la guerra in casa serve a fare emergere in maniera dirompente le differenze che ci sono tra le diverse anime del popolo americano.
Civil War è un’opera che, attraverso la critica sociale, sfata il mito dell’America intesa come una nazione unita sotto un’unica bandiera e proiettata verso il benessere di tutti i suoi cittadini e la realizzazione del sogno americano.
Questo aspetto emerge immediatamente, già dalle prime battute del film e viene descritta attraverso gli scatti fotografici effettuati dalla fotoreporter di guerra Lee Smith (Kirsten Dunst) e di quelli di Jessie, una giovane fotografa in erba, che Lee prende sotto la sua ala protettrice.

Civil War - Lee e Jessie in azione in una zona di guerra


La storia descrive il viaggio alla volta di Washington intrapreso da Lee, Jessie, dal decano giornalista del New York Times Sammy e dal cronista Joel, con il fine di intervistare ed immortalare il Presidente, asserragliato all’interno della Casa Bianca. Il gruppo dovrà attraversare diversi stati, alcuni dei quali particolarmente pericolosi, in quanto le truppe lealiste rappresentano una minaccia per i giornalisti, narratori di quanto sta accadendo nel paese.

La storia ha inizio in una New York militarizzata ed in preda al caos. La metropoli, un tempo simbolo della grandezza degli Stati Uniti è diventata un luogo pericoloso ed i suoi abitanti sono tenuti sotto controllo dai militati e sono costretti a dovere fare la fila per approvvigionarsi dei beni essenziali come l’acqua o il cibo.
L’abbrivio di Civil War vede Lee e Joel intenti a documentare quanto sta accadendo nella Grande Mela e già dalle prime scene lo spettatore resta sconcertato dagli eventi narrati, soprattutto per la consapevolezza che parti di uno stesso popolo sono animate da un estremismo strisciante, in grado di mettere l’uno contro l’altro gruppi di americani, ciascuno con visioni diverse e spesso distorte della vita.
E proprio in queste prime battute del film che Lee incontra Jessie. La giovane reporter in erba è sola e disorientata dalla violenza a cui assiste, ha con se le macchine fotografiche analogiche del padre ed intende raccontare la guerra civile proprio attraverso i suoi scatti. Lee, fotografa che ha maturato una grande esperienza nei teatri di guerra di tutto il mondo, segnata da quanto ha visto e dai rischi insiti nella propria professione, sa che Jessie potrebbe perdere la vita esponendosi ai pericoli della guerra, nella sua ricerca di qualche valido scatto fotografico. Decide così di tenere vicino a se la giovane, in modo da poterla proteggere e farle da mentore.

Civil War - Lee soccorre Jessie durante un attentato

Ma cosa è successo, perchè gli Stati Uniti sono piombati in una nuova guerra civile?
In realtà per il regista non è importante il fattore scatenante della rivolta di Texas e California (che costituiscono le Western Forces) e dell’Alleanza della Florida in lotta contro il potere politico da abbattere, incarnato nella figura di un presidente dispotico e divisivo, incapace di dare una risposta ai reali problemi di un paese disunito e carico di tensioni.
Nei dialoghi emerge un episodio che potrebbe essere tra le motivazioni scatenanti, ossia l’ordine di eseguire un attacco aereo sul suolo americano, per colpire cittadini americani, ordinato dallo stesso Presidente.
L’episodio accennato nel corso della conversazione tra il gruppo di giornalisti, richiama la rivolta di New York del 3 luglio 1863, avvenuta in piena Guerra di Secessione. Non a caso Garland cita l’uso della forza letale contro i rivoltosi, visto che episodi simili si sono verificati più volte nella storia degli Stati Uniti. Per sedare la rivolta degli irlandesi di New York nel 1863, il governo decise di impiegare l’esercito che sparò sulla folla, provocando una carneficina. L’episodio è raccontato anche nel film di Martin Scorzese “Gangs of New York”, del 2002.

Gangs of New York - Martin Scorzese - Rivolta degli irlandesi

Civil War mette quindi in evidenza l’abuso di potere, esercitato in modo “totalitario” contro coloro che sono contrari ad un certo tipo di America.
Nel corso del proprio viaggio attraverso una nazione straziata, il gruppo si imbatte in situazioni che mettono in luce le diverse visioni che il popolo americano ha della propria identità e dei propri valori.
La radio trasmette una voce che manifesta il proprio patriottismo giurando di difendere la bandiera e la costituzione degli Stati Uniti d’America e di servire il governo in carica, anche se questo non rappresenta tutti gli americani, ma si macchia di gravi azioni contro il popolo.
Lo spettatore viene indotto ad interrogarsi sul significato di democrazia in un paese che ne è il simbolo universale, ma che potrebbe diventare espressione di personalità ed atteggiamenti antidemocratici.

Quanto raccontato nel viaggio alla volta di Washington è un interrogarsi in profondità sul significato dell’essere americani.
Gli Stati Uniti sono un paese nato grazie alle migrazioni. Se non ci fossero stati gli emigranti, i coloni provenienti da altri paesi del mondo, l’America non esisterebbe.
Eppure nel film di Garland le conseguenze tragiche, riconducibili anche alla difficile convivenza di gruppi etnici differenti che costituiscono il popolo Americano, colpiscono lo spettatore con un pugno allo stomaco.

Civil War - Jesse Plemons interpreta il capo della milizia paramilitare dedita alla pulizia etnica


L’incontro del gruppo di Lee, che durante il tragitto si è unito ad altri colleghi, con un’unità di paramilitari è uno dei punti cardine del film. Il sempre ottimo Jessie Plemons, nel ruolo del del capo senza scrupoli di una milizia paramilitare di stampo xenofobo e votata alla pulizia etnica, pone la stessa domanda a ciascun membro del gruppo di giornalisti: “Che tipo di americano sei? Da dove vieni?”. Le risposte date da ciascuno finiscono per avere delle conseguenze tragiche e sconvolgenti.

Quando le regole saltano e vige l’anarchia, lungo il cammino si incontrano personaggi armati che si fanno giustizia in modo approssimativo e sfogano tutta la loro rabbia e frustrazione su persone indifese. I soldati che combattono per le due opposte fazioni, si ritrovano a spararsi addosso a vicenda, senza conoscere realmente il motivo del conflitto. L’unica giustificazione che viene data ai giornalisti che trovano riparo dietro ai cecchini delle Western Forces è che dall’altra parte di un campo c’è una casa, da cui c’è qualcuno che sta sparando loro e quindi è necessario uccidere prima di venire uccisi, anche se si tratta di altri soldati americani.
Il cammino alla volta della Casa Bianca, ormai assediata dalle Western Forces, prosegue e Jessie nel cercare di seguire le orme della sua mentore metterà costantemente a rischio la propria vita, mentre Lee cercherà di proteggerla, anche e soprattutto dal diventare una fredda documentatrice degli eventi, anche quando questi sono sconvolgenti e possono mettere un pericolo non soltanto l’incolumità fisica, ma anche la propria anima. Cosa che per Jessie avverrà alla fine del film. La notizia documentata attraverso la fotografia, viene prima di tutto.

Perchè andare a vedere Civil War?
Il film ha la sua forza proprio nella riflessione che innesca nello spettatore.
Negli Stati Uniti, la pellicola ha avuto una connotazione fortemente divisiva, in parte perché il paese è realmente diviso e fa tutti i giorni i conti con la propria storia ed i problemi mai veramente affrontati e risolti. D’altro canto è inevitabile che la storia raccontata da Alex Garland abbia ripercussioni sul piano politico per lo spettatore americano, in quanto le elezioni per il futuro Presidente sono prossime, con tutte le vicissitudini e gli scontri della campagna elettorale in corso.
Il film è un invito ai cittadini americani a riflettere su ciò che potrebbe accadere qualora non si avviasse un processo di reale unificazione del paese, attraverso la presa di coscienza dei valori fondanti che hanno ispirato la nascita della nazione americana.
La storia insegna. Se si seguono idee che fanno deragliare una società dall’uso del buon senso e dall’applicazione delle regole scritte negli articoli della carta costituente a garanzia delle libertà e dei diritti di tutti i cittadini, allora il rischio di derive autoritarie e lesive di una parte di essi diventa reale. Le conseguenze si sono viste nella storia moderna e contemporanea degli Stati Uniti.

Per lo spettatore italiano, come per coloro che assistono alla visione della pellicola nel resto del mondo, il senso di sconcerto alla fine del film è palpabile, in parte perché non si riesce a concepire un evento come una moderna guerra civile in America, in parte perché la conoscenza dei problemi che affliggono gli USA e la presenza di forze fortemente divisive, rende possibile uno scenario non più di fantasia.
Anche i fatti recenti della politica mondiale degli ultimi anni, che hanno riportato la guerra alle porte dell’Europa o che hanno visto la recrudescenza di conflitti armati e/o confronti serrati tra le diplomazie delle super potenze militari del globo, ci fanno interrogare sulla possibilità che Civil War trasmigri dal grande schermo e diventi un nuovo conflitto armato per l’imposizione di un nuovo ordine negli Stati Uniti e quindi nel mondo.

Non possiamo chiudere questa recensione tralasciando gli aspetti relativi alla regia ed alla recitazione.
Partendo proprio da quest’ultimo aspetto, senza nulla togliere al resto del cast ci è piaciuta particolarmente la recitazione di una matura Kirsten Dunst. Nel ruolo di Lee l’attrice interpreta da un lato una donna profondamente segnata da quanto ha visto ed ha documentato nel corso della sua carriera, dall’altro una fotoreporter disposta a mettere da parte qualsiasi cosa, anche la propria incolumità e la propria umanità, pur di effettuare uno scatto significativo di un Presidente degli Stati Uniti, ormai sull’orlo della sconfitta. Alla fine del viaggio Lee ritroverà se stessa come donna e come essere umano, quando si vedrà catapultata al centro dell’azione in preda ad una crisi di nervi che la paralizzerà momentaneamente, travolta dalla cacofonia di pallottole, esplosioni e morte in cui si troverà immersa. Ritroverà se stessa quando vedrà Jessie in pericolo ed agirà per salvare la vita della ragazza, mettendo la propria umanità davanti al proprio lavoro di reporter.

Civil War - Cailee Spaeny

Cailee Spaeny (Jessie) è altrettanto brava nel rendere una giovane donna alla ricerca di se stessa attraverso la fotografia, al punto da mettersi costantemente davanti al fuoco incrociato della fazioni in lotta. Jessie perderà la propria innocenza man mano che i traumi vissuti durante il viaggio la travolgeranno, fino a farla diventare insensibile alle vicende umane che la circondano, tutta concentrata nella ricerca di quello scatto che Lee non potrà più fare.
Dal punto di vista della regia, Garland cerca di dare un taglio simil documentaristico, lasciando spazio a riprese in stile cameraman di guerra. L’uso del fermo immagine contribuisce poi a rappresentare il momento in cui gli scatti fotografici restituiscono la realtà della guerra, catturata dai tanti cronisti che documentano i conflitti sparsi per il globo.

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